Biennale 2024: 5 opere da non perdere
Pochi giorni fa, il team di Manaly ha visitato la Biennale 2024 per scoprire le opere più sorprendenti. Immergiti con noi in questo viaggio artistico, continua a leggere per scoprire le cinque opere che ci hanno colpito di più!
La Biennale 2024: “Stranieri Ovunque” – “Foreigners Everywhere”
Curata da Adriano Pedrosa, l’edizione della Biennale 2024 esplora il tema dello “straniero” in tutte le sue sfaccettature. Venezia si trasforma in un crocevia culturale, ospitando una grande mostra internazionale nei Giardini e all’Arsenale, arricchita da numerosi padiglioni nazionali e un ricco programma collaterale di mostre, progetti e performance. Non perdere l’opportunità di visitarla fino al 24 novembre 2024. Se vuoi scoprire di più sulla storia della Biennale, clicca qui!
Le 5 opere della Biennale 2024 che ci hanno colpito
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Yinka Shonibare: un astronauta nomade
Appena entrati, siamo stati accolti dall’incredibile opera di Yinka Shonibare, artista britannico-nigeriano di fama mondiale. La sua serie “Refugee Astronaut” presenta un astronauta a grandezza naturale, ornato di tessuti “africani”, carico di simbolismo. Questa figura ci parla delle sfide del dislocamento, della crisi ecologica e della negligenza ambientale, contestando l’insostenibile ricerca di crescita perenne e le connotazioni coloniali.
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Mataaho Collective: tessere la vita
Poco più avanti, ci siamo immersi nell’opera del Mataaho Collective, formato da quattro artiste māori. La loro installazione “Takapau”, osservabile da più prospettive, prende ispirazione della tradizionale stuoia cerimoniale. In questo caso però intreccia materiali selezionati con cura per creare una struttura complessa. La magia delle luci e delle ombre sui motivi intessuti ci ha regalato un’esperienza visiva e sensoriale unica.
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Naminapu Maymuru-White: fiumi di stelle
L’arte di Naminapu Maymuru-White, Grande Anziana yolŋu, ci ha trasportati nel cuore del cielo notturno. I suoi dipinti su corteccia, con fiumi di stelle che si torcono e ruotano, offrono una visione immersiva della Via Lattea e del fiume Milŋiyawuy. Ogni stella rappresenta le anime passate, presenti e future, intrecciando il mondo fisico e quello ancestrale in un’opera multidimensionale.
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Dana Awartani: guarire le ferite
L’installazione di Dana Awartani, Come, let me heal your wounds. Let me mend your broken bones (2024), è un potente requiem per i siti storici e culturali distrutti nel mondo arabo. Ogni strappo nel tessuto di seta segna un sito devastato, rammendato con cura per simboleggiare le cicatrici del mondo reale. L’uso di tinture naturali a base di erbe e spezie conferisce all’opera un ulteriore strato di significato, legato alle sacre proprietà curative delle tradizioni tessili del Kerala.
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Aravani Art Project: esplosione di colori
L’opera del Aravani Art Project, un collettivo di donne cis e transgender, ci ha colpito con la sua esplosione di colori. Il murale commissionato per la Biennale esplora le esperienze dei corpi trans e la natura, mettendo in discussione le norme dominanti e offrendo una narrazione di speranza e accettazione. I colori vivaci, ispirati alla tradizione indiana e alle bandiere LGBTQ+ e trans, ci hanno trasportato in un mondo di diversità e inclusione.
Manaly al Padiglione Islandese – Biennale 2024
Per l’edizione di quest’anno, Manaly non si limita a essere un allestitore della Biennale 2024, ma diventa parte integrante dell’opera del Padiglione Islanda. L’artista Birgisdóttir invita i visitatori a riflettere sul nostro legame con gli oggetti attraverso un’esperienza multisensoriale. Per questa installazione, ci ha chiesto di fornire una sedia e un tavolo brandizzati con il nostro logo, che evocano il tema della produzione di massa criticato dall’artista. Scopri di più nel nostro articolo dedicato, clicca qui.
Se anche tu hai un progetto o un’idea che desideri realizzare, tieni presente che Manaly è il partner creativo su cui puoi contare. Non esitare a contattarci! Nel frattempo, puoi dare un’occhiata alle nostre precedenti realizzazioni, clicca qui!